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Art & Design

Cantiere Ernesto Riva

Photography by Raffaele Grosso

Mani artigiane e mente imprenditoriale, Daniele Riva racconta della sua azienda con la semplicità di un ragazzo che ha la passione per l’acqua, per il legno, per le barche. Ma la sua visione e i suoi prodotti sono quanto di più moderno il Lago di Como abbia bisogno. Dopo otto generazioni di costruttori nautici, Daniele incarna ancora l’inesauribile prospettiva di chi ama il suo lavoro e vuole migliorare sempre. Il Cantiere Ernesto Riva, che oggi conta due sedi, quella storica a Laglio e, dal 2008, quella operativa a Maslianico, fa risalire le sue origini all’anno 1771 - «o forse un po’ più in là, ma eviterei di andare oltre il Concilio di Trento» ride Daniele - e ha un prodotto di sartoria nautica di alto lusso che affascina per estetica e performance. «Con una decina di dipendenti possiamo essere definiti un’azienda artigianale, ma la preziosità di questa dimensione sta nel fornire barche perfette, eleganti, rispettose della tradizione. Come mi ha insegnato mio padre Ernesto».

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Il legno non è mai una scelta semplice, spesso è faticoso da lavorare, ma dà anche soddisfazioni infinite, che assecondano la voglia di sperimentare.

Non a caso E-Commuter, il primo motoscafo a zero emissioni in Italia e del Lago di Como, inaugurato a Laglio nel 2017 e prototipo per una serie di tanti altri modelli elettrici, porta il suo nome. Ernesto Riva è colui al quale Daniele, oggi a capo dell'impresa di famiglia, deve il suo sapere. «Ho sempre fatto barche, fin da bambino, mi mettevo sul molo con una cordicina e le pale dei remi, e mi inventavo storie. Da ragazzo poi rubavo gli scarti di produzione e con gli amici – alcuni dei quali ancora oggi sono indispensabili per il mio lavoro – modificavo le barche a motore e a vela o quelle da canottaggio. La prima l'ho costruita con mio padre a 17 anni e da allora non ho più smesso. E lo ringrazio ancora per non aver ceduto al fascino della vetroresina, ma di avermi insegnato la fedeltà al legno». Il legno non è mai una scelta semplice, spesso è faticoso da lavorare, ma dà anche soddisfazioni infinite, che assecondano la voglia di sperimentare. Con Ernesto, ad esempio, si è raggiunto un perfetto equilibrio fra innovazione e vecchia scuola: il motore è elettrico e la carenatura dello scafo, di nuova concezione, è un unicum virtuoso di utilizzo del legno sia per il minimo impatto sull’ambiente del ciclo produttivo sia per la riduzione del moto ondoso in navigazione. Non a caso dietro le quinte dell’E-Commuter del Cantiere Ernesto Riva c'è Germán Mani Frers, archistar nautico – per intenderci la firma de Il Moro di Venezia e di Luna Rossa – che ha dato un contributo essenziale alla riuscita del progetto.

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Questa sperimentazione è diventata addirittura la mission delle ultime attività del cantiere: è stato già siglato un accordo con Ecovolta, un importante gruppo svizzero specializzato nella produzione di pacchi batteria e soluzioni tecnologiche per la mobilità elettrica, e arriveranno presto altri modelli, tra cui vaporine full electric, ideali per il trasporto esclusivo, silenzioso e fascinoso sul lago, richiestissimo dai resort lariani. «Negli anni ho avuto la fortuna di incontrare molte persone importanti, influenti, anche esigenti, dalle star di Hollywood a esponenti della finanza, che quando però sono arrivate a contatto con il cantiere, con il profumo e la lucentezza del legno, si sono affidate a noi, lasciandosi guidare nel processo di creazione e riparazione». Alcune lavorazioni si sono meccanizzate, certo, e le nuove tecnologie permettono progetti studiati su misura di uomo e ambiente, ma la mano esperta che lima, torce e lucida è sempre quella che fa la differenza, nel dettaglio come nell’insieme.

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Negli ampi spazi di Maslianico, si alternano tutto l’anno nuove costruzioni, restauri di barche a motore e a vela di grande valore storico, tra cui i motoscafi della Riva di Sarnico, e imbarcazioni tradizionali, pressoché uniche, come il Dinghy 12', un tipo di deriva con 110 anni di storia, che scivola velocemente sull'acqua ed è praticamente inaffondabile grazie alla sua struttura, o la Lucia, «che in realtà si chiama così solo dopo il Manzoni, il suo vero nome è battella, ed era la barca a remi dei pescatori, con i caratteristici archi che servivano per montare il tendalino per proteggere dal sole o per improvvisare una tenda per la notte». Tra i pezzi di storia del nuovo millennio del Cantiere Ernesto Riva, è impossibile non notare il restauro della Velarca, la celebre casa-barca che la famiglia Norsa ha donato al FAI – Fondo Ambiente Italiano, e che oggi è ormeggiata a Ossuccio, di fronte all'isola Comacina.

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Siamo in un luogo fortunato, a Como basterebbe creare un circuito “nobile” tra chi ci abita e chi la visita per avere risultati straordinari.

«Abbiamo prima ricostruito interamente lo scafo e poi la parte superiore, quella abitabile: un lavoro incredibile per dimensioni e precisione», spiega Daniele. Eppure questo cerchio di storia, eccezionalità e modernità, inevitabilmente rivolto al mercato internazionale, con interessamenti anche dal Principato di Monaco, dove Daniele con Ernesto ha ricevuto un premio speciale per lo sviluppo della nautica sostenibile, si chiude sempre a Laglio, alla Sciostra, il “magazzino” in dialetto laghèe, la sede storica oggi trasformata in E-Concept, sala meeting e centro di ricerca per la nautica, «per qualche folle che, come noi, vuol fare progetti visionari». Il Cantiere Ernesto Riva è un gioiello di artigianalità, legato al territorio ma con una visione tecnologica e lungimirante sul domani. «Sono padre di due figli e zio di sei nipoti, mi piacerebbe che qualcuno di loro portasse avanti la tradizione, con la stessa passione vera che ho avuto io. Siamo in un luogo fortunato, a Como basterebbe creare un circuito “nobile” tra chi ci abita e chi la visita per avere risultati straordinari. Noi, anche grazie a Regione Lombardia e CNA che ci hanno sostenuto per E-Commuter, abbiamo aperto la strada». Naturalezza, bellezza, ingegno: sono questi i tratti racchiusi nell’anima delle sue barche, che sono uniche, esattamente come «il suono del legno che incontra l'acqua».