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Grand Interiors

Villa Fogazzaro Roi

Photography by Francesco Arena

Luogo dell’anima dello scrittore Antonio Fogazzaro, fra le stanze e i corridoi rivivono le atmosfere dei suoi capolavori letterari. Una delizia intima, un angolo gentile che pare essere rimasto fuori dal tempo.

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Sulla sponda comasca del Lago di Lugano, affacciata sulla natura selvatica del Ceresio, dentro un giardino sospeso su cui si apre una grande darsena si trova Villa Fogazzaro Roi, uno dei luoghi di delizia dello scrittore Antonio Fogazzaro. Un tempo appartenuta alla parrocchia di San Sebastiano, verso la metà dell’Ottocento fu acquistata dalla famiglia Barrera, da cui era originaria la madre dello scrittore, Teresa. Molti i ricordi di infanzia del Fogazzaro legati a questo luogo, molte le atmosfere che rivivono fra le pagine della sua trilogia letteraria.

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Il passaggio di proprietà alla famiglia Fogazzaro - da poco imparentata con i marchesi Roi - risale al 1900. Il corpo principale della villa è del XVI secolo, ma nel tempo vennero aggiunti nuovi edifici. Le sue stanze erano spesso animate da ospiti, che si muovevano fra il grande salone, chiamato Siberia per l’enorme difficoltà a riscaldarlo, e la Biblioteca, dove è ancora possibile vedere i volumi più cari appartenuti a Fogazzaro e al Marchese Roi. Fotografie, cimeli, piccoli oggetti testimoniano l’anima viva della dimora. Fra gli spazi più suggestivi, lo studio dello scrittore, l’Alcova, da cui si gode una vista incredibile e in cui si conserva lo scrittoio di Antonio Fogazzaro dove è possibile trovare le sue annotazioni letterarie e personali, alcune addirittura incise sui bordi dei cassetti.

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A ereditare la villa nel 1960, fu il pronipote di Fogazzaro, il marchese Giuseppe Roi, detto Boso, che già negli anni Cinquanta e Sessanta fece diversi interventi di restauro e ammodernamento, ampliando l’abitato con la sala da pranzo, lo studio e la camera da letto. Riportò al loro splendore anche il resto della casa, con particolare cura alla stanza che fu di Antonio Fogazzaro, con il letto originale finemente intagliato.

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Molti gli ambienti che vennero accuratamente ricostruiti, ma molti anche gli oggetti antichi e i pezzi d’arte che il Marchese Roi portò dai suoi numeri viaggi all’estero e dalle sue ricerche per antiquari. Nel 2009 il marchese Roi affidò la villa di Oria al Fondo Ambiente Italiano - FAI perché potesse aprirla al pubblico. Fra le sue disposizioni più accurate ci sono le ‘istruzioni per l’apparecchio per dieci commensali’ della tavola in Sala da Pranzo, che viene allestita, a rotazione, con due eleganti servizi di piatti, mantenendo un ideale continuum con la rinomata ospitalità della casa.

Dal 2009 la villa è gestita dal Fondo Ambiente Italiano - FAI ed è aperta al pubblico con calendario consultabile sul sito fondoambiente.it. Al di fuori del calendario, la dimora è aperta solo per visite guidate su prenotazione e per gruppi di un massimo di 15 persone.